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Petro: una nuova criptovaluta poco chiara

La criptovaluta Petro
Petro, la nuova criptovaluta del Venezuela

Secondo quanto riferito, il Venezuela ha reso disponibile al pubblico la prima criptovaluta sostenuta dallo stato.

Il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, ha dichiarato che l’utilizzo di questa moneta digitale sarebbe quello di eludere le sanzioni economiche, imposte a causa della forte corruzione del suo governo.

Sebbene Petro non abbia molto valore nei mercati valutari digitali odierni, gli appassionati di criptovalute di tutto il mondo dovrebbero inviare un segnale forte a Maduro e agli altri attori maligni come lui.

È fondamentale sottolineare che la tecnologia blockchain non sarà utilizzata per supportare la corruzione.

Un progetto poco chiaro

La criptovaluta Petro
Petro, la nuova criptovaluta del Venezuela

La non chiarezza del progetto della nuova criptovaluta ha già fornito ai potenziali investitori molte ragioni per tenersene alla larga.

A gennaio, il regime pubblicò una “carta bianca”, dove venivano spiegati i i meccanismi della moneta digitale. Dopo poche settimane però, fu pubblicata una nuova versione. Secondo questa nuova rivisitazione, Petro sarebbe stato costruito su una piattaforma blockchain completamente diversa.

Fu anche pubblicata una guida antiriciclaggio (AML) per gli scambi venezuelani di criptovalute, in cui tuttavia era presente solo un semplice sommario.

Detto ciò non si sa esattamente come Petro sarà acquisito, scambiato e gestito.

Questa poca trasparenza esemplifica il clima politico attuale in Venezuela.

I lati oscuri

Sembrerebbe anche che il Venezuela abbia sfruttato una rete piuttosto oscura di tecnologi russi per costruire la moneta digitale.

Una società chiamata Zeus Exchange aveva dichiarato a CoinDesk che avrebbe fornito alcuni codici per il software del token, ma in seguito dichiarò di non essere formalmente coinvolta nel progetto.

Tuttavia questa startup russa non ha alcuna “carta bianca” disponibile sul sito per valutarne le affermazioni.

Di recente una società chiamata Aero Trading sembrerebbe aver vinto un contratto dal governo venezuelano per costruire Petro sulla blockchain NEM e commercializzare il token a livello internazionale.

Peccato che il sito web di Aero Trading non abbia nient’altro che un fronte pagina e un account Twitter risalente al 23 marzo con solo tre tweet.

Non sorprende che il governo venezuelano attinga ad estranei russi relativamente sconosciuti per sviluppare la sua criptovaluta.

Lo sviluppo della tecnologia blockchain in Russia infatti ha l’obiettivo di minare le sanzioni ricevute dagli Stati Uniti e dall’UE verso gran parte del suo sistema finanziario.

I prestiti russi hanno così permesso al regime di sopravvivere nonostante anni di forte corruzione e di una cattiva gestione economica.

Oltre gli Stati Uniti

Negli Stati Uniti non è possibile commerciare legalmente Petro. Al di fuori però, chi lo scambia, dovrebbe stare attento a garantire che gli americani sulle loro piattaforme non acquistino il token, poichè sarebbe una palese violazione delle sanzioni statunitensi.

Di certo una criptovaluta creata da un governo corrotto e con scarso rispetto per le leggi del proprio paese non risolverà le crisi endemiche che affliggono la nazione.

La tecnologia blockchain dovrebbe essere la forza trainante della crescita della tecnologia nella regione, non una dittatura.

Senza un drastico cambiamento nella leadership del Venezuela, la sua economia si trova di fronte ad un collasso totale.

Il progetto Petro è un momento ideale per gli appassionati di criptovalute per inviare un messaggio forte, ovvero che non sarà tollerato l’uso della blockchain per finanziare la promozione della sofferenza umana.