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Ethereum: la seconda criptovaluta al mondo sotto la lente della regolamentazione

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Il Bitcoin, come ben si sa, è fino ad ora sfuggito a qualsiasi supervisione da parte di entità governative o finanziarie. Oggi come oggi, però, si sta riflettendo sulla possibilità di sottoporre a una regolamentazione anche altre criptovalute ampiamente negoziate.
L’attenzione in questione sta coinvolgendo molto l’Ether, ossia la valuta del sistema Ethereum. Fino ad ora, nessuno si era mai interrogato sulla possibilità di applicare le regole degli stock anche alle criptovalute come l’Ether, la seconda più importante al mondo dopo Bitcoin e caratterizzata da una capitalizzazione di mercato superiore ai 67 miliardi di dollari.

Cosa dice la Commodity Futures Trading Commission?

La Commodity Futures Trading Commission, ha classificato il Bitcoin alla medesima stregua di una materia prima, peculiarità che non lo rende soggetto alle leggi che la Securities and Exchange Commission ha imposto per proteggere gli investitori.

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Ethereum è la seconda criptovaluta al mondo dopo Bitcoin

Secondo alcuni esperti di regolamentazione degli strumenti finanziari, Ether si trova attualmente in una zona grigia. Alcuni credono che la sua creazione nel 2014 sia derivata da una vendita illegale di titoli. Questo punto di vista non è condiviso da realtà come la società di venture capital Andreessen Horowitz, secondo cui dietro a Ether non è presente alcuna persona o entità particolare responsabile del suo valore.

Secondo l’attuale normativa vigente in USA, le società che emettono azioni od obbligazioni devono sottscrivere un accordo con la Securities and Exchange Commission e fornire agli investitori informazioni ampie e veritiere. I fondatori di Ethereum non hanno registrato la ICO del 2014 e hanno venduto a chiunque fosse disposto ad acquistare.
Secondo Gary Gensler, ex Presidente della CFTC, in uno speech tenuto settimana scorsa ha affermato che, sia Ethereum sia Ripple, siano titolo non conformi. Come hanno risposto i sostenitori di Ethereum a queste critiche? La Fondazione Ethereum ha affermato che non ha alcun controllo sull’offerta e la domanda di Ether e che detiene meno dell’1% della valuta digitale in circolazione.