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High Frequency Trading

High Frequency Trading

 

Scritto da Gianni De Leo (2018)

Probabilmente non tutti sono a conoscenza del fenomeno del trading ad alta frequenza (HFT, High-frequency trading). Tradotto significa che sempre più spesso le scelte di trading nei mercati finanziari delle banche di investimento, degli hedge fund e degli investitori istituzionali non sono più eseguite dall’uomo, o comunque non solo, ma anche da potenti computer che riescono a immettere sul mercato un gran numero di ordini. La capacità di questi computer è enorme nello studiare i mercati e piazzare a velocità impensabili per l’uomo milioni di ordini in pochissimo tempo, rappresentando un enorme vantaggio per tutte le istituzioni che possono permettersi un tale investimento.

Questa tecnica si avvale di complessi algoritmi, capaci di prevedere in anticipo la tendenza del mercato e in funzione di questa previsione immettere sul mercato stesso i conseguenti ordini. Il tutto viene demandato ad un computer che appunto sceglie il titolo o i panieri di titoli, comanda l’esecuzione degli ordini e infine ne gestisce la compravendita in tempi ridotti che spesso si aggirano intorno alla frazione di secondo.
Il High Frequency Trading si differenzia enormemente da quello tradizionale che si basava sull’analisi dei fondamentali di un titolo e si protraeva nel tempo, cosiddetto
investimento di lungo periodo, ma anche dal trading algoritmico, anch’esso eseguito da una macchina ma con tempi e cadenze più lunghe di quello ad alta frequenza.
Gli HFT sono decisamente diffusi non solo sul mercato azionario ma anche su altri strumenti come obbligazioni, opzioni, materie prime o derivati. La durata di un’operazione è solitamente brevissima perché lo scopo del High Frequency Trading è quello di trarre profitto anche con margini molto bassi, ma che se moltiplicati per un gran numero di operazioni portano a risultati consistenti. Il meccanismo è molto semplice, quando il sistema si accorge di una possibile direzione di un titolo o di un altro asset immette un gran numero di ordini con l’indicazione di eseguirli immediatamente oppure di cancellarli, naturalmente non tutti vengono eseguiti, la posizione rimane poi aperta per pochissimo tempo, a volte anche solo una frazione di secondo e alla fine della giornata di borsa tutte le posizioni sono invariabilmente chiuse.

La SEC (Securities and Exchange Commission) non ha dato una definizione precisa degli HTF, ma per riconoscerli ne ha elencate le principali caratteristiche:

• sono sistemi che utilizzano programmi altamente veloci e sofisticati per studiare e anticipare il mercato, immettere gli ordini e gestirli
• per questa tecnica è importante la co-locazione per rendere minima la latenza
• le posizioni rimangono aperte per pochissimo tempo
• sono numerosissimi gli ordini inviati, tutti quelli che non vengono eseguiti sono immediatamente cancellati
• tutte le posizioni vengono chiuse nello stesso giorno in cui sono aperte, senza mai lasciare posizioni overnight

Vista l’importanza della velocità in un simile sistema è fondamentale ridurre al minimo la latenza. La latenza è il tempo di invio che impiega un ordine per essere recapitato e questa si riduce con la co-locazione ossia la vicinanza tra i computer che mandano gli ordini e i server delle borse che li ricevono. Questa necessità, quando il trading ad alta frequenza/High Frequency Trading ha cominciato a farsi conoscere, ha scatenato una vera e propria corsa agli immobili situati in prossimità dei centri di elaborazione degli ordini delle borse valori a livello mondiale per assicurarsi l’esecuzione di questi algoritmi nel modo più veloce ed efficiente possibile.

Il trading ad alta frequenza, High Frequency Trading utilizzato ormai in grandissima scala nei mercati finanziari con percentuali rispetto a quello classico o al tradizionale trading che nei picchi più alti supera di gran lunga il 50%, presenta senz’altro aspetti positivi come anche elementi negativi.
Questo sistema tende ad abbassare gli spread tra la lettera e il denaro, ossia tra le migliori proposte di vendita con quelle di acquisto, migliora la price discovery, determina cioè in modo migliore il prezzo di un asset e inoltre aumenta la liquidità di un titolo e di conseguenza di tutto il mercato, non è un segreto infatti che le Borse premino con un piccolo incentivo tutti gli investitori istituzionali o le banche di investimento che immettono liquidità in questo modo. Cosicché oltre agli eventuali guadagni derivanti dal margine della compravendita, si aggiungono anche quelli provenienti dalle Borse stesse sotto forma di incentivo.
Cifra che non ammonta neanche a un centesimo per singola operazione, ma anche in questo caso, così come per il margine tra acquisto e vendita, se moltiplicato per il gran numero di operazioni giornaliere, si ottengono comunque profitti considerevoli.

Ciononostante il trading ad alta frequenza non è esente da problemi. A volte possono verificarsi dei problemi di software che come nel 2012 hanno determinato il crollo di un titolo, Knight Capital, con perdite pari a mezzo miliardo di dollari, oppure sempre nel 2012 causarono un andamento molto anomalo dell’indice Dow Jones che nel giro di 10 minuti passò da 10.650 a 9.872 punti, per poi riassestarsi sul valore di 10.232 punti.
È per questo motivo che l’attività di questi algoritmi, per le aziende che li possiedono preziosi e altamente segreti, sono attentamente monitorati dalle autorità preposte alla vigilanza, negli Stati Uniti addirittura dall’FBI.
Inoltre dagli investitori tradizionali il trading ad alta frequenza viene considerato in maniera iniqua, accordando un vantaggio ingiusto e certamente non etico alle istituzioni che possono avvalersi di tali strumenti, approfittando della velocità dei computer. Ed è proprio su queste basi che si incentra la loro attività, non sull’analisi di un titolo, sullo studio dei bilanci o delle sue aspettative di crescita, ma solo su un’operazione di strettissimo respiro e di pochi tick.
Sono numerose le tecniche che il trading ad alta frequenza e soprattutto i suoi algoritmi utilizzano per operare in Borsa tra queste lo sfruttamento di discrepanze nel prezzo di un asset che è quotato su Borse diverse, quello di notizie economiche che possono condizionare il corso delle Borse o vere e proprie tecniche che hanno lo scopo di condizionare o trarre in inganno altri operatori.

Fonte: Investopedia