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Perché i mercati finanziari sono Importanti

Perché i mercati finanziari sono Importanti

Scritto da Roberto Gervasi (2018) 

Le notizie riguardanti l’economia mondiale spesso si riferiscono a realtà che appaiono talmente ampie e differenti da sembrare difficilmente collegabili. In realtà alla base vi è un elemento comune: i mercati finanziari. Se si apre la televisione, oppure si accede alle pagine di informazioni del web,  gli esempi sono tantissimi: l’euro ha perso dei punti rispetto al dollaro, il prezzo del petrolio è sceso influenzando il costo della benzina e del gasolio, il Dow Jones Industrial Average ha perso diciotto punti, mentre per esempio il Nasdaq ha chiuso in positivo. Un evento come può essere un incidente può far crollare il valore di una compagnia aerea, oppure la decisione da parte della Banca d’Inghilterra di tagliare i tassi d’interesse potrebbe portare in subbuglio il mondo dei mutui. Come si evidenzia, i mercati finanziari, in maniera diretta o indiretta, influenzano la vita moderna come possono fare le notizie che ascoltiamo ogni giorno al telegiornale. Ma anche se la loro connessione con il mondo di tutti i giorni è innegabile, le persone spesso utilizzano i termini economici, come fare trading online sulle obbligazioni, operare sul Forex, sui futures o derivati, senza realmente comprendere il loro vero significato. In questo articolo si analizzeranno le diverse tipologie di mercati finanziari, accennando anche alle loro origini nel tempo. L’articolo non vi fornirà delle indicazioni riguardanti il valore degli assets su cui avete investito o di quello del vostro portafoglio. Ma potrà essere utile al fine di comprendere cosa determina il valore di un prodotto finanziario e in base a quali parametri può essere scambiato all’interno di un mercato.

Per iniziare: storia dei mercati finanziari

Nell’immaginario collettivo quando si pronuncia la parola mercati finanziari,  compare subito l’immagine del New York Stock Exchange, disseminato di banchi con computer e schermi  digitali e persone che con foglietti in mano, offrono un titolo o ne acquistano uno. È quello che spesso è stato descritto anche in alcuni film, ma è una realtà ormai sorpassata e soppiantata dalla digitalizzazione. Gli scambi moderni non si realizzano più con un contatto umano, ma il 99% delle operazioni avviene attraverso i sistemi computerizzati e internet. Le relazioni umane sono molto limitate. Se si guarda indietro al passato, si può riscontrare come questa realtà è in un certo qual modo un ritorno alle prime forme di mercati nati molto prima dell’esistenza di veri e proprie forme di scambi.

La nascita dei mercati finanziari può essere collegata agli albori della storia con i primi insediamenti stabili. Gli agricoltori utilizzavano i raccolti al fine di scambiare le loro sementi con altri prodotti. Se un anno il raccolto era stato negativo, allora si aveva necessità di ottenere semenze per quello successivo. Se invece questo era stato molto positivo, un agricoltore non solo poteva vendere il prodotto del suo lavoro, ma doveva anche decidere come utilizzare il surplus di materie che rimanevano nei suoi magazzini. In questo modo nascono le prime forme di mercati che per alcuni aspetti non sono molto distanti da quelli moderni. Infatti così come il prezzo di un titolo aumenta o diminuisce in proporzione alla domanda e all’offerta, anche nel mondo antico avveniva una sorta di valutazione dei tassi e di volatilità dello scambio. Per esempio si poteva utilizzare il pesce o le semenze per  scambiarle con un numero di cestini di manioca. Lo scambio era collegato alla quantità del pescato o al raccolto e alla richiesta. Come al giorno d’oggi, in passato le singole scelte dei mercati e il rapporto tra domanda e offerta determinavano il valore di un bene.

Cosa fanno e come operano i mercati finanziari?

Le tipologie dei mercati finanziari moderni sono molto differenti, ma sia nel caso in cui si prenda come esempio i grandi mercati come il London Stock Exchange, sia che si parli di semplici scambi che possono avvenire sulle strade di ogni città del mondo, si possono identificare alcuni elementi comuni:

– Stabilire il prezzo. Il valore di un titolo o di una specifica materia prima viene determinato in base a una serie di parametri, tra i quali quelli della domanda e dell’offerta. Ciò significa che vi sarà sempre un individuo che offre un determinato prezzo al fine di acquistare uno specifico prodotto. In base all’interesse che si ha su in determinato bene questo può acquisire valore oppure perderlo. I mercati hanno la funzione di stabilire il valore dei singoli prodotti, identificando un prezzo che viene calcolato in base a una serie di fattori che ne determinano alla fine la sua quotazione.

– Valutazione dell’asset. Attraverso i mercati sarà possibile quindi determinare il reale valore di un’azienda e dei suoi assets. Infatti i prezzi di un singolo prodotto variano nel tempo in base a una serie di parametri, potendo quindi influenzare molto il valore patrimoniale complessivo di un’impresa. Non basta per esempio che una società sia in possesso di un certo numero di prodotti finanziari o di beni, ma ciò che influenza il valore intrinseco della stessa è il valore che gli asset hanno alla data odierna in base al prezzo di mercato.

– Livellamento. I mercati si differenziano sia in base alla tipologia di beni scambiati sia alla loro collocazione. Ciò determina che i prodotti finanziari possono essere scambiati a prezzi variabili. Con il termine livellamento si identifica la tendenza dei prezzi a convergere verso un livello comune. Tra le forze principali che determinano questa particolare situazione, vi sono le operazioni dei traders che, al fine di trarre un profitto, sfruttano le differenze che si generano tra la domanda e l’offerta nei vari mercati.

-Raccogliere capitali. I mercati finanziari sono un utile strumento per accedere a capitali aggiuntivi a quelli strettamente collegati dalla produttività di un’azienda. Grazie ad essi le aziende non solo possono allargare le proprie prospettive economiche, ma investendo in assets, acquisire liquidità. I mercati finanziari, grazie alla facilità di accesso delle piattaforme di trading online, permettono anche ai singoli individui di poter attingere a capitali, al fine di acquistare una macchina, una casa oppure ricoprire le spese delle carte di credito o quelle quotidiane.

– Transazioni commerciali. I mercati finanziari possono essere utilizzati dalle aziende al fine di poter  creare anche liquidità nei casi di particolari momenti di crisi. Infatti la vendita di un’azione o di un pacchetto obbligazionario può essere utile al fine di far fronte a un pagamento immediato come potrebbe essere quello degli stipendi dei propri dipendenti, in attesa di saldi da parte dei debitori dell’azienda.

– Investire. Altra caratteristica del mercato è quello di poter investire il surplus generato dall’attività di un individuo o di un’impresa. Potrebbe essere quindi molto vantaggioso l’acquisto di assets che diano un preciso rendimento per il futuro in modo da ricevere un reddito integrativo.

-Gestione del rischio. La diversità dei mercati permette di poter compensare anche i rischi dei propri investimenti. Un esempio è l’utilizzo di strumenti finanziari come sono i futures, derivati oppure le obbligazioni, che potrebbero compensare le eventuali perdite di operazioni in altri mercati più volatili come quello delle valute.

La dimensione dei mercati

Per comprendere come i mercati finanziari influiscono nella vita di tutti i giorni può essere vantaggioso sottolineare le loro dimensioni complessive. È importante precisare che anche se si parla di numeri, non sempre è semplice riuscire ad identificare i parametri in base ai quali poter identificare l’insieme delle transazioni che avvengono sul mercato. Le metodologie sono differenti. Per esempio si potrebbe considerare  il totale degli scambi finanziari del mercato mondiale escludendo però i prestiti nazionali che sono stati rivenduti sotto forma di titoli. I prestiti bancari internazionali, le obbligazioni, le attività sul mercato delle valute e quello azionario, nel 2000 gli importi arrivavano a 4,410 trilioni di dollari, nel 2004 a 7 trilioni, nel 2006 a 9,9 trilioni, nel 2008 a 6,37 trilioni e nel 2011 a 4,5 trilioni.

Le cifre sembrano impressionanti, ma lo diventano ancora di più se si considera che il valore di 4,5 trilioni di dollari del 2011 rispecchia solo il complesso delle milioni di vendite e di acquisti avvenuti in un solo anno. Un altro metodo che può essere applicato al fine di valutare le dimensioni del mercato è quello di valutare le operazioni che hanno riguardato direttamente gli strumenti finanziari commerciati. Anche in questo caso i numeri sono significativi e sottolineano quanto i mercati finanziari incidano sulla vita moderna. Nel 2011 il valore complessivo raggiungeva il valore di  180 trilioni di dollari di capitale.

Se si considerano i mercati finanziari e i totali delle attività tra obbligazioni internazionali, strumenti del mercato delle valute, mercato azionari, attività su azioni interne e obbligazioni,  il complesso dei movimenti dal 2000 al 2011 è stato in netta crescita. Nel 2000 i movimenti si aggiravano intorno ai 75 trilioni di dollari. Nel 2004 era di 109 trilioni e cresceva in maniera costante per tutta la prima decade fino ad arrivare a quello del 2011 di ben 180 trilioni di dollari.
Anche questi valori sono però molto relativi, dato che escludono una serie di attività finanziarie come per esempio la sottoscrizione di assicurazioni, i prestiti ai privati e alle piccole imprese, e l’utilizzo di  strumenti finanziari come i futures e i derivati che non sono dei mezzi finalizzati alla raccolta dei capitali. Se si dovesse aggiungere anche queste attività finanziarie, le dimensioni totali dei mercati sarebbero immense.

Le attività oltre frontiera

Le attività oltre frontiera sono il complesso di quelle operazioni che vengono effettuate al di la dei confini nazionali. In un mondo in continua evoluzione verso la globalizzazione delle comunicazioni, anche i mercati hanno inevitabilmente subito un aumento significativo delle attività altre confine. Dagli anni novanta in concomitanza anche all’avvento di internet, l’aumento delle attività  internazionali è stato costante. Gli unici rallentamenti si sono avuti con le crisi finanziarie in Russia e in Asia nel 1998, con quella del tracollo negli Stati Uniti nel 2001 e successivamente con la crisi dei titoli subprime del 2008. I momenti di difficoltà non hanno comunque diminuito l’operatività a livello internazionale. Anche la crisi che ha colpito l’Europa nel 2008, sulla scia di quella Americana e che è proseguita fino al 2013, ha potuto solo intaccare lievemente il valore degli scambi transfrontalieri che nel 2013 toccavano quasi 52 trilioni di dollari. Se si osservano, in particolare le movimentazioni dei titoli, i valori sono ancora più impressionanti.  Le transazioni in titoli e obbligazioni sono tra le principali operazioni effettuati dai traders superando in alcuni paesi perfino il valore del prodotto interno lordo.

Ripartizioni internazionali

L’incremento delle attività transfrontaliere ha segnato anche un differente utilizzo di strumenti finanziari finalizzati ad incrementare i capitali da parte sia di governi che d’imprese. Il passaggio a prodotti come le azioni e ai nuovi strumenti finanziari è abbastanza significativo. Dal 1993 al 1997 in soli quattro anni si è avuta una discesa dal 59%  al 47% di investimenti in obbligazioni. La crisi in Asia e in Russia nel 1998 ha contribuito moltissimo ad aumentare l’interesse sul mercato azionario internazionale anche se negli anni 2000, le obbligazioni hanno riacquistato una maggiore forza. Le motivazioni sono principalmente due: da un lato infatti vi è stato il taglio dei tassi d’interesse e dall’altro il forte interesse sul mercato azionario ha portato a un aumento vertiginoso dei prezzi dei titoli.  Il periodo che va dal 2002, successivo al crollo negli Stati Uniti, al 2008 quando vi è stata la crisi dei titoli subprime, è stato un momento in cui il mercato obbligazionario non ha visto nessuna forma di crescita ed è stato caratterizzato da un andamento piatto. I fattori che hanno influenzato in maniera decisiva lo stato di immobilità del mercato obbligazionari sono differenti. Tra questi quello che ha pesato di più è stata la netta riduzione da parte delle banche della loro esposizione nei titoli di stato con invece un maggior incremento in investimenti obbligazionari da parte delle finanziarie. I finanziamenti sui mercati di capitale internazionale, rappresentano gli importi di capitali investiti nei principali strumenti utilizzati nei mercati internazionali. Se si considerano il totale delle operazioni su obbligazioni e mercato delle valute in aggiunta a quello azionario e dei prestito bancari degli anni 2000, sono stati intorno ai 3 trilioni di dollari, nel 2004 sui 3,6 trilioni, nel 2008 di 4,49 trilioni e nel 2012 di 3,1 trilioni di dollari.

Rallentamento alla fine del secolo

Nel corso degli anni, l’andamento degli investimenti sul mercato obbligazionario e quello azionario è stato abbastanza altalenate. L’alternanza con cui gli investitori hanno deciso di investire su azioni e obbligazioni è evidente dagli andamenti degli ultimi vent’anni. Ripercorriamo brevemente l’andamento dei mercati azionari e obbligazionario dagli anni 90 al 2013. Prima della digitalizzazione le attività di trading erano strettamente settoriali, collegate a un numero limitato di paesi e a particolari tipologie di prodotti. Dal 1993 lo sviluppo è stato esponenziale, portando a un netto aumento sia degli scambi finanziari che degli strumenti messi a disposizione dei traders. Il 1998 segna l’inizio di un rallentamento dovuto sia alle limitazioni poste alle banche che all’aumento dei tassi d’interesse. La fase di arresto è durata molto poco dato  che nel 1999 si notava una nuova ripresa che sembrava in quei tempi non poter essere arrestata. I fattori che hanno portato a questa evoluzione sono stati differenti. In primo luogo l’introduzione dell’euro come moneta unica per l’eurozona, inoltre la riduzione dei tassi d’interesse in diversi paesi, come per esempio il Canada e il Regno Unito e in Europa. Tutti questi elementi hanno contribuito non solo allo sviluppo del mercato, ma anche a rafforzare l’ottimismo che l’economia mondiale era in fase di crescita. Il 2001 ha segnato però un arresto del mercato azionario, con il crollo del prezzo di molti titoli, mentre il mercato obbligazionario è rimasto stabile. Anche se il 2006 e 2007 sono stati due anni in cui il mercato azionario ha ripreso energia, non sono stati sufficienti a ridare la spinta necessaria a mettere da parte il netto rallentamento che ormai caratterizza la fine del secolo. Le crisi del 2008 hanno segnato un momento critico nei mercati. Il crollo e il fallimento di grosse società d’investimento hanno portato a una netta riduzione dei prestiti oltre a una situazione d’incertezza nei vari mercati. Il 2009 ha segnato una certa ripresa, ma è stata in un certo qual modo limitata dalla crisi che ha colpito l’Europa in conseguenza a quella degli Stati Uniti e alle limitazioni normative finalizzate a regolarizzare le tipologie di prestiti concessi dalle banche, riducendo in maniera netta quelli cartolarizzati. A questo si  può aggiungere anche un rallentamento delle economie dei paesi più sviluppati. Bisogna aspettare il periodo che va dal 2011 al 2013 per vedere una nuova spinta nell’economia mondiale e un sostegno alle imprese e alle famiglie, grazie a nuovi investimenti sul mercato obbligazionario da parte degli istituti di credito.

I fattori che hanno caratterizzato un incremento a lungo termine  delle attività nei mercati finanziari sono principalmente quattro:

– Riduzione dell’inflazione. Un indicatore economico che influenza l’andamento dei mercati finanziari è l’inflazione. Questa può essere definita come l’aumento dei prezzi con la relativa riduzione della capacità di acquisto da parte della moneta. Più è alta l’inflazione e minore è  il valore dei prodotti finanziari in proporzione al valore di quelli fisici. Gli anni 70 hanno visto un tasso molto alto dell’inflazione negli Stati Uniti, nel Canada e in gran parte dell’Europa. Dagli anni 80, mentre in tutta l’America Latina l’inflazione rimaneva elevata, scendeva nel resto dei paesi sviluppati. Ma come fa l’inflazione ad influenzare i mercati finanziari? Un tasso alto spinge  le imprese ad evitare di aumentare il capitale a lungo termine perché gli investitori richiedono un rendimento più elevato. Un eventuale abbassamento dei prezzi dei prodotti, in situazioni in cui l’inflazione è bassa invece, spinge gli investitori a investire i propri capitali in prodotti finanziari dato che non vi sarà una svalutazione del valore dei prodotti e quindi dei loro investimenti.

-Pensioni. Altro fattore significativo, che influenza l’andamento dei mercati finanziari, è quello riguardante le pensioni e dei relativi investimenti su di esse. A contribuire a un maggior interesse, da parte degli investitori, allo sviluppo di attività finanziarie collegate al mondo delle pensioni, è stato un significativo cambiamento nelle politiche pensionistiche adottate da molti paesi per tutti gli anni 90. I sistemi pensionistici prendono la loro forma sin dagli anni 30 con un sistema adottato da gran parte dei paesi che era quello del pay-as-you-go.  La sua caratteristica principale era quella di prevedere che le pensioni di coloro che per anzianità finivano di lavorare, venissero pagate con i contributi versati dai lavoratori che erano in attività. Quindi per i soggetti operanti non vi era la possibilità di mettere da parte un capitale aggiuntivo al fine di successivi investimenti o al semplice risparmio. Alla base del sistema pay-as-you-go ,vi era una semplice proporzione: il numero dei pensionati era nettamente inferiore a quello dei lavoratori attivi. Questo permetteva quindi di bilanciare il sistema pensionistico. Su questo schema si sono sviluppate le pensioni di vecchiaia nel Regno Unito e il programma di sicurezza sociale negli Stati Uniti. L’aumento demografico e quello dell’età media dei singoli individui ha portato a rendere troppo oneroso e dispendioso il sistema pensionistico basato sul pay-as-you-go. Infatti il numero dei giovani lavoratori ormai è nettamente minore rispetto a quello dei pensionati. Era necessario quindi sviluppare forme pensionistiche più adeguate con la creazione di pensioni individuali pre-finanziate, in base alle quali ogni lavoratore ha un conto in cui il denaro viene riposto e quindi investito fino al momento del pensionamento. Questo ha determinato non solo la scomparsa dei fondi pensionistici privati, ma anche  di poter utilizzare i nuovi fondi per attività finanziarie e d’investimento con nuove prospettive.

– Rendimento del mercato azionario e obbligazionario. In base all’andamento del mercato è possibile investire in azioni o in obbligazioni sfruttando la forza e il valore in un dato momento. Agli inizi degli anni 90 lo sviluppo sia del mercato azionario che di quello obbligazionario è stato costante fino alla crisi del 2008 che ha visto un improvviso arresto di quello azionario, mentre i rendimenti delle obbligazioni sono rimasti stabili fino all’aumento dei tassi d’interesse nel 2013. Il mercato azionario si è ripreso solo negli anni 2012 e 2013. La ripresa economica ha determinato una nuova fiducia da parte degli investitori. Infatti nel momento in cui gli investimenti ottengono risultati, si genera un senso di ottimismo che alimenta le operazioni commerciali. Un investitore che può gestire un portafoglio forte con un alto rendimento, potrà utilizzare il capitale aggiuntivo per poter effettuare altre operazioni, generando in questa maniera nuova ricchezza.

– Gestione dei rischi. L’innovazione e la digitalizzazione dei mercati hanno determinato lo svilupparsi di prodotti finanziari innovativi come per esempio i derivati e gli ABS, ovvero tipologie di obbligazioni che sono emesse in base ad operazioni di cartolarizzazione. A questo si possono aggiungere il trading CFD o quello sugli ETF e l’apertura di nuovi mercati come quello delle valute e delle materie prime, accessibili a tutti e non solo agli investitori istituzionali. I rischi di investire in borsa sono in proporzione aumentati così come lo svilupparsi di strumenti finalizzati a controllarli e limitarli per rendere più sicuro un investimento. Nel passato si lasciava molta libertà a un investitore nel valutare e gestire i prodotti finanziari al fine di aumentare l’esposizione del suo asset verso situazioni di rischio maggiori o minori in rapporto a quelli che volevano essere i rendimenti. È naturale che se un investitore sceglieva un’esposizione di prodotti con un rischio elevato poteva mirare a profitti maggiori. Oggi sono invece disponibili degli strumenti finanziari finalizzati a calcolare i rischi in maniera molto precisa e permettere quindi una valutazione accurata dell’esposizione su un determinato prodotto finanziario. A dimostrazione di quanto sia ora considerato importante la gestione del rischio vi è un netto aumento di quelle attività che sono strettamente collegate a questa realtà. Il 2007 ha segnato però un momento difficile per il settore della gestione rischi. Infatti la crisi  sviluppatasi per tutto il 2007 e 2008 ha evidenziato come i prodotti utilizzati per la gestione del rischio, spesso non riflettono in maniera realistica l’andamento del mercato, determinando una limitazione nell’utilizzo di tali strumenti oltre all’aumento del costo degli stessi.

Gli investitori

L’andamento dei mercati finanziari è strettamente connesso a due elementi. Da un lato vi sono gli investitori, dall’altro la volontà di questi soggetti di investire sul mercato al fine di ottenere un guadagno. La forza che spinge quindi i vari mercati è il generare un profitto. Questo si può concretizzare in due forme distinte:

– Il rendimento che viene considerato come il guadagno che riceve l’investitore mentre è attivo il suo investimento.

– Capital gain che rappresenta un aumento dell’investimento stesso rappresentato dal guadagno che si genera nel momento in cui si determina il profitto  e che diventa disponibile per l’investitore solo quando effettua la chiusura di una posizione.

In base agli obiettivi che un investitore ha stabilito nel momento in cui ha deciso di investire il proprio capitale, compirà delle scelte specifiche al fine di aumentare il rendimento oppure il guadagno, effettuando trading sui prodotti finanziari finalizzati a questo scopo. Infatti i mercati finanziari odierni offrono un’ampia possibilità di investire in prodotti specifici, al fine di ottenere un maggior rendimento oppure un profitto.

L’altro elemento che inevitabilmente influenza i mercati finanziari sono gli investitori. È possibile dividerli in due categorie:

-Investitori Individuali. Con tale termine si identificano i singoli soggetti, che effettuano trading sui mercati finanziari al fine di poter creare una forma alternativa di capitale. Gli investitori individuali, soprattutto nei paesi più ricchi, posseggono un piccolo numero di prodotti finanziari. La percentuale è molto ridotta e spesso anche diversificata dato che le famiglie possono possedere dei prodotti  collegati alle pensioni, alle azioni dell’azienda per cui lavorano oppure a quella di famiglia. Inoltre gran parte di questi investimenti individuali è strettamente connessa a un numero di famiglie più ricche. Negli ultimi tempi grazie anche all’avvento di internet e alla creazione di particolari strumenti finanziari, che rendono possibile investire anche piccoli capitali, gli investimenti individuali stanno aumentando. Basta considerare per esempio che nel 1989 il principale investimento da parte delle famiglie negli Stati Uniti era quello dei certificati di deposito che rappresentavano il 10% dei prodotti di un asset di una famiglia, mentre nel 2010 tale valore era sceso al 3,9%, dato che gli individui hanno posto molto interesse sul mercato azionario o ai prodotti strettamente collegati alle pensioni. La crisi finanziaria del 2008-09 ha portato però a un’inversione di tendenza facendo ridurre in maniera molto drastica l’esposizione azionaria. Il 2013 segna però una netta ripresa del mercato azionario. A generare questo cambiamento ha influito anche l’abbassamento dei tassi d’interesse sulle obbligazioni e sui depositi bancari, portando di nuovo gli interessi delle famiglie verso il mercato azionario.

– Investitori istituzionali. A determinare l’andamento dei mercati sono principalmente gli investitori istituzionali, le compagnie assicurative e i traders professionisti. La disponibilità economica e la possibilità di intervenire sul mercato con grandi investimenti influenzano in maniera diretta il mercato. Basta considerare che il patrimonio degli investitori istituzionali con sede nei 34 paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, nel 2011 era pari a circa 62 trilioni di dollari. Le caratteristiche degli investitori istituzionali sono diverse. Infatti con tale  termine si considerano una serie di società private e pubbliche come per esempio le banche, i fondi d’investimento e quelli pensionistici, le società di gestione del risparmio, gli istituti di credito e le holding finanziarie. Anche la tipologia di investimenti è molto diversificata. In alcuni paesi anche dopo il 2011, si è continuato a mantenere un equilibrio tra azioni e obbligazioni, come per esempio negli Stati Uniti, mentre in altre zone come nel Regno Unito anche dopo le crisi finanziarie si è continuato a effettuare un’esposizione maggiore sul mercato azionario. Infine in paesi come il Giappone si continuano a preferire gli investimenti sul mercato obbligazionario.

Fonte: Marc Levinson. Guide to Financial Markets