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Aliquota Fiscale

Definizione di Aliquota Fiscale

Scritto da Marco Benigni (2018)

Con il termine tax rate si esprime in percentuale la pressione fiscale sull’utile di impresa. Questa percentuale è il risultato della somma algebrica delle diverse tassazioni, al netto di deduzioni e detrazioni. Per quanto riguarda le società di capitali, il tax rate esprime “il prelievo complessivo sugli utili e include le diverse voci che riducono il risultato netto dopo le imposte (Ires, Irap e crediti d’imposta)”. Il suo valore può dipendere da una serie di differenti fattori connessi anche alla tipologia dell’impresa e dal settore in cui essa opera.

Tax rate ed aliquota fiscale

Il termine tax rate può essere tradotto anche con aliquota fiscale (o quota parte). Per la scienza delle finanze, l’aliquota fiscale, è “il tasso fisso o variabile, espresso sotto forma di percentuale che si applica alla base imponibile per calcolare il tributo”. L’aliquota, ricordiamo, non è specificata nelle “imposte a quota fissa”, il cui ammontare è invariabile e fissato direttamente dalla normativa fiscale vigente.

Con il termine pressione fiscale, invece, si vuole indicare l’incidenza complessiva della tassazione di uno Stato sul suo PIL. 

Tipologie di aliquote

Si possono distinguere due tipologie di aliquote. Vi è l’aliquota media e l’aliquota marginale. L’aliquota media è “pari al rapporto tra ammontare dell’imposta e ammontare della base imponibile; invece l’aliquota marginale è pari all’aliquota applicata sull’ultima fascia di ricchezza del contribuente”.

Si precisa che fare una distinzione tra aliquota media ed aliquota marginale ha senso, ovviamente, solo qualora “la base imponibile possieda aliquote diverse, altrimenti l’unica percentuale è sia media che marginale”.

Vediamo, per chiarire, un esempio pratico. Presupponiamo che, in un Paese, i redditi fino a 10.000 euro vengano tassati al 10%, mentre i redditi a partire da 10.001 euro siano sottoposti ad una tassazione pari al 20%. Ipotizzando una progressività per scaglioni, chi ha un reddito pari a 16.000 euro vedrà applicata un’aliquota media pari al 13,75% ed un’aliquota marginale pari al 20% (ossia quella della fascia più elevata). Il calcolo effettuato sarà il seguente: 10.000 euro x 10 / 100 (totale 1.000 euro) + 6.000 euro x 20 / 100 (totale 1.200 euro) = 2.200 euro. 2.200 / 16.000 = 0,1375 (x 100).

Con il termine inglese total tax rate, si indica, invece un’aliquota fiscale totale che misura, in percentuale, “la somma di tutte le imposte e contributi obbligatori a carico delle imprese e applicate ai profitti commerciali (ossia dopo la contabilizzazione di deduzioni consentite ed esenzioni), rispetto ai profitti commerciali complessivi”. 

Va sottolineato che sono escluse tutte le imposte trattenute (come l’IRPEF, l’imposta sul reddito personale) o raccolte e rimesse alle autorità fiscali (come l’IVA, le altre tasse sulla vendita di merci o valori, le tasse di servizio o qualsiasi altro sostituto d’imposta) poiché, come è noto, l’onere reale, in questi casi, è scaricato su un altro contribuente (solitamente quello finale).

L’aliquota fiscale reale, conosciuta anche con il nome di aliquota fiscale effettiva, misura invece la tassazione effettiva in rapporto alla base imponibile. Bisogna però considerare che – tra l’applicazione dell’aliquota e il conseguente ottenimento dell’imposta – ci possono essere dei passaggi intermedi (ossia deduzioni e detrazioni) che vanno ad incidere sull’importo finale.

Il sistema fiscale negli Stati Uniti

La Costituzione degli Stati Uniti d’America è la legge suprema degli Stati Uniti e la politica fiscale dei singoli stati, come è risaputo, non può contrastare in nessun modo con i principi in essa contenuti. Ne deriva che il regime fiscale degli States risulta imperniato su un sistema che verte su tre diversi livelli di imposizione: federale, statale e locale.

La tassazione negli USA – come del resto accade anche nel nostro Paese – viene calcolata su base annua e rispetta il calendario fiscale (o solare) prescelto. L’imposta viene applicata sulla base di un’aliquota di tipo progressivo per scaglioni di reddito e può differire a seconda della tipologia di dichiarazione presentata. 

Le persone fisiche residenti sul territorio americano, così come quelle che – pur producendo al suo interno un reddito – non vi risiedono devono presentare la propria dichiarazione dei redditi alle autorità fiscali entro il cosiddetto Tax Day, ovvero entro il 15° giorno del 4° mese successivo alla chiusura di quello che è considerato l’esercizio fiscale di competenza (nel caso in cui l’esercizio fiscale di competenza coincida con l’anno solare, il Tax Day è il 15 aprile). 

Il 22 dicembre 2017 è entrata in vigore la Tax Cuts and Jobs Act (abbreviata in TCJA), la riforma fiscale voluta dal presidente Donald Trump e dal partito repubblicano. Universalmente considerata come la principale Tax Reform mai approvata nei Stati Uniti, ha apportato una modifica integrale del sistema fiscale americano e ha abbattuto, in maniera sostanziale, la pressione fiscale. Il provvedimento (che secondo gli addetti ai lavori avvantaggerebbe in maniera significativa il ceto medio-alto del Paese), dovrebbe tradursi, con una crescita del prodotto interno lordo pari al 4%.

Gli Stati Uniti hanno sempre sostenuto il principio di tassazione worldwide del reddito; in base a questo principio, un’impresa avente sede in territorio statunitense era tenuta a pagare le relative imposte sul reddito a prescindere da dove questo era stato prodotto. La riforma voluta dal presidente Trump ha apportato sostanziali modifiche a questo criterio e, di fatto, il sistema fiscale sta migrando verso un principio di tassazione territoriale (territorial system) del reddito. Infatti, come hanno notato gli addetti ai lavori, la nuova riforma prevede due elementi fondamentali: 

l’esclusione assoluta di tassazione dei dividendi creati da società partecipate residenti fuori dagli Stati Uniti;

l’esclusione assoluta di tassazione delle plusvalenze derivate dalla cessione di partecipazioni in società controllate, ma non residenti negli Stati Uniti. 

Nel lungo periodo, non si esclude che, questi due elementi, incoraggino le imprese estere a spostare la loro sede legale sul territorio americano. Una tassazione di tipo territoriale, come quella adottata recentemente, infatti, potrebbe portare anche ad annullare l’effetto lock out (cioè l’effetto di esclusione) che incentiva a mantenere gli utili in società estere, avente sede, spesso, in Paesi a fiscalità privilegiata.

Detrazioni e deduzioni 

Il sistema fiscale statunitense, a livello, federale prevede una serie di detrazioni e deduzioni.

Ogni anno, l’IRS (Internal Revenue Service), l’agenzia governativa che si occupa della riscossione dei tributi, determina in maniera forfettaria quale sia l’ammontare detraibile per ciascun contribuente (Personal Exemptions); per il 2018, ad esempio, l’ammontare detraibile era pari a $ 4,150 “per il contribuente, il coniuge e per ciascuna persona a loro carico”.

Va precisato che al reddito imponibile lordo (Gross Income) vanno detratti tutti i versamenti effettuati nel corso dell’anno per la previdenza complementare, per l’assicurazione sanitaria, per le spese legate al normale svolgimento dell’attività d’impresa e gli eventuali interessi maturati sui prestiti per gli studi universitari. Si ottiene, così l’Adjusted Gross Income, solitamente abbreviato in AGI (reddito rettificato) a cui devono essere sottratte le deduzioni forfetarie (Personal Exemptions). 

Il contribuente, in sede di dichiarazione dei redditi, ha facoltà di decidere se applicare al reddito così ridotto delle ulteriori deduzioni che possono essere di tipo standard o analitiche (Itemized Deductions).

Le deduzioni standard sono riconosciute in una misura fissa prestabilita di anno in anno. Il valore di queste deduzioni è condizionato dalla tipologia di dichiarazione presentata e, qualora sussistessero particolari condizioni di svantaggio personali o familiari, può essere maggiorato. 

Le Itemized Deductions, invece, sono quelle deduzioni relative ad eventuali spese mediche o alle commissioni sui mutui.

Il Child Tax Credit, infine, è la detrazione per ogni figlio a carico (di età inferiore ai 17 anni) e, in seguito alla riforma fiscale, è passata dai precedenti $ 1,000 agli attuali $ 2,000. 

Qualora il reddito imponibile rettificato superi determinate soglie (anche esse riviste dal Tax Cuts and Jobs Act), il credito potrebbe venire ridotto di $ 50 per ogni $ 1,000 o eliminato del tutto.

Le modifiche introdotte dalla riforma fiscale del presidente Donald Trump che riguardano i singoli individui, sono temporanee e, a differenza di quelle societarie, scadranno tra 6 anni, a dicembre 2025.

Per ora, gli scaglioni fiscali sono sette, in quanto la proposta avanzata dalla Camera di ridurli a 4 non è stata ancora approvata. Per il settennio 2018-2025, per i singoli individui, verranno quindi applicate le seguenti aliquote:

per redditi da $ 1 a $ 9,525: aliquota del 10%;

 

per redditi da $ 9,526 a $ 38,700: 12%;

 

per redditi da $ 38,701 a $ 82,500: 22%;

 

per redditi da $ 82,501 a $ 157,500: 24%;

 

per redditi da $ 157,501 a $ 200,000: 32%;

 

per redditi da$ 200,001 a $ 500,000: 35%;

 

per redditi superiori a $ 500,000: 37%.

Imposta e aliquote sulle società

In seguito alla promulgazione del TCJA, si è assistito ad una riduzione della tassazione degli utili di impresa molto importante: dal 35% degli anni precedenti all’attuale 21%. Dal primo gennaio, infatti, è andata in vigore la flat tax, la tassazione con un’unica aliquota fissa.

Per quanto riguarda le società, l’imposta federale sul reddito prodotto, prima dell’entrata in vigore della riforma fiscale si configurava come un’imposta di tipo progressivo per scaglioni di reddito. Gli scaglioni erano quattro – compresi tra il 15% ed il 35% – e, per decenni, hanno reso gli Stati Uniti uno dei paesi più tassati al mondo (tra quelli più sviluppati economicamente).

Fonte: Investopedia